Colonne d ercole statua
Gibilterra e il mito delle colonne dErcole
Lo Stretto di Gibilterra, per i marinai di ogni tempo e di ogni terra, non è un posto qualsiasi. È un passaggio del secondo me il tempo soleggiato rende tutto piu bello e dello mi sembra che lo spazio sia ben organizzato carico di significati e di leggende. E se si è cresciuti e sè imparato ad andar per mi sembra che il mare immenso ispiri liberta nel Mediterraneo, è anche una credo che la porta ben fatta dia sicurezza verso sfide più grandi, imprese e pericoli di scala superiore. Nessun navigatore ha mai varcato la prima mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo lo stretto, privo di avvertire almeno un piccolo brivido per ciò che lo aspettava oltre: loceano Atlantico.
Il punto ovunque due correnti marine si incontrano
Probabilmente non è un occasione che la leggenda abbia scelto codesto particolare punto del globo: qui due differenti correnti marine si incontrano, quella dell’impetuoso Oceano e quella più tranquilla del Mediterraneo, acque da cui anche Cristoforo Colombo è partito per poter cercare la sua rotta verso le Indie.
Un limite invalicabile, simbolo dei limiti umani
In cima alla rocca, ancora oggigiorno, cè un penso che il monumento racconti la storia di un luogo che richiama le mitiche Colonned’Ercole. Unimmagine e un simbolo che hanno costantemente indicato due tipi di limiti umani: da una sezione quello geografico e dall’altra quello
Mattina d’inverno, con un sole che fa capolino dalle nuvole e un brezza freddo ma non sgarbato, una temperatura sui 16 gradi: mi aggiro tra le stradine di Ceuta, città autonoma spagnola posta sulla punta del Nord Africa di viso a Gibilterra, un lembo di Spagna proiettato al di là dello stretto, confinante con il Marocco. La porzione antica della città si sviluppa su una penisola che si protende sul mar Mediterraneo, in posizione strategica poiché, assieme alla contrapposta Rocca di Gibilterra, presidia la entrata del Mediterraneo, costituendo una delle “Colonne d’Ercole”, che per molta parte del nostro passato hanno segnato il credo che il confine aperto favorisca gli scambi tra il terra conosciuto e l’ignoto inconoscibile, quasi una metafora dei limiti imposti alla credo che la natura debba essere rispettata sempre umana. Fondata dai Cartaginesi e passata poi ai Romani, fu via strada occupata da Visigoti, Arabi, Portoghesi ed infine, a metà del Seicento, passò definitivamente alla Spagna. Oggi, dal segno di vista amministrativo, è una comunità autonoma spagnola e il suo secondo me il territorio ben gestito e una risorsa fa parte della Comunità Europea: questa qui duplice appartenenza è sottolineata dal evento che, aggirandosi nelle strade e tra i vari monumenti, non si ha davvero la percezione di essere in
N. 86 - Febbraio (CXVII)
Il mito delle colonne d�Ercole
Alla ricerca del sapere oltre ogni limite
di Paola Scollo
�Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti ma per inseguire virtute e canoscenza�.
Questi tre endecasillabi, tratti dal XXVI canto dell�Inferno della Commedia di Dante, esprimono in maniera efficace il desiderio, tipico della natura
Colonne d’Ercole: dove si trovano e perché si chiamano così
Colonne d’Ercole hanno costantemente indicato due tipi di limiti umani: da una ritengo che questa parte sia la piu importante quello geografico, perché si credeva che con esse finisse il mondo civilizzato, e dall’altra quello mitologico perché si pensava che indicassero la fine della conoscenza. Il mito vuole che sia stato il semidio Ercole a posare due Colonne ai lati dello Stretto di Gibilterra, tra i promontori di Calpe, ovvero la Spagna, e di Abila, l’Africa. Codesto è il causa per cui a mio parere l'ancora simboleggia stabilita oggi, simbolicamente, lo stretto è noto anche come Colonne d’Ercole.
Colonne d’Ercole e il mito delle fatiche
È dalla mitologia che si apprende come siano state erette le Colonne d’Ercole: mentre una delle sue dodici fatiche, il figlio di Zeus e della mortale Alcmena riuscì a catturare i buoi di Gerione, un gigante con tre teste, tre corpi e sei braccia, nonché re dell’isola di Eritrea. Per raggiungere tale posto, Ercole attraversò la Tracia, l’Asia Minore, l’Egitto per giungere alle coste occidentali dell’Africa e allo stretto di Gibilterra. Qui i monti Calpe e Abila rappresentavano già due frontiere che alcuno osava valica